Richard
James “Two-Gun” Hart aveva due Colt e un cappello Stetson sempre
in testa. Un pistolero del vecchio west, di quelli che stanno dalla
parte dei buoni. La prima sorpresa è che era nato in Italia. Ma vi
premetto che non sarà l'unica.
Richard
nasce ad Angri in provincia di Salerno nel 1892, primo di 9 figli.
Cresce a Brooklyn tra gli odori del salone di barbiere del padre, ma
a 16 anni lascia la metropoli per le vaste praterie del Midwest .
Qui il giovane scopre il circo, lavora come facchino e domatore di
cavalli e si appassiona alla mitologia western.
Ammiratore
di William S. Hart, stella del cinema muto, adotta il suo
cognome, si spoglia dell’accento italiano e si rifugia nel mito:
stivali col tacco, speroni, due Colt con impugnature d’avorio e
sguardo da sceriffo. E impara a sparare con entrambe le mani. Da qui
il soprannome “Two Gun” Hart.
Dopo
il primo conflitto mondiale si insedia a Homer, Nebraska, sposa
Kathleen Winch nel 1919 e nel 1920 avvia la sua carriera come agente
federale del proibizionismo. Qui mette a frutto la sua perizia da
tiratore: le cronache dell’epoca parlano di incursioni notturne,
sequestri di alambicchi e bottiglie, decine di arresti (fra i quali
almeno 20 ricercati per omicidio), tanto da essere definito “un
loose cannon”, una scheggia impazzita .
Nel
1926 viene nominato agente speciale del Bureau of Indian Affairs, e
opera nelle riserve indiane combattendo il contrabbando tra i nativi.
In occasione di una visita del presidente Coolidge alle Black Hills
del 1927, gli viene affidato il servizio d’onore con protezione
presidenziale. Insomma, è un personaggio, quando entra nel saloon,
la gente si sposta di lato: un uomo tutto d’un pezzo, dalla morale
incisa nella roccia.
Ma
un giorno, durante un inseguimento, un uomo rimase ucciso. Lo
processano per omicidio colposo. Viene assolto, ma perde il posto al
Bureau, e in seguito anche il lavoro da marshal per aver rubato dei
viveri da una drogheria. Era la Depressione. Era l’America degli
uomini che cadono senza rumore.
Negli
anni Trenta entra in contatto con due dei fratelli che non vedeva da
decenni. Ma della famiglia non parla mai volentieri. Si è costruito
un’identità tutta sua, ed è deciso a portarla fino alla tomba. Ma
nel 1951 ci si mette di mezzo il destino: lo chiamano a testimoniare
al processo per evasione fiscale di Ralph, uno dei suoi fratelli.
Richard
si presenta in tribunale a Chicago. L’aula è piena. L’aria sa di
sudore, carta bollata e sigarette. Le porte si aprono e la gente
stupita vede entrare “un uomo alto, dritto come un pioppo secco,
col cappello Stetson calcato sulla fronte e gli stivali che risuonano
sul parquet come tamburi in marcia”.
Il
giudice lo squadra dall’alto in basso: “Nome?” “Richard James
Hart”. “Professione?”. “Ex agente federale. Proibizionismo,
Bureau of Indian Affairs, forze di polizia tribali. In pensione”.
Poi risponde secco a un paio di domande del pubblico ministero. Che a
un certo punto con un mezzo sorriso lo guarda fisso negli occhi e
chiede: “Signor Hart... è vero che il suo nome di nascita non è
quello che ha appena dichiarato?”.
Una
pausa. Silenzio. Il giudice alza un sopracciglio. Richard si toglie
il cappello. E risponde a testa bassa: “Mi chiamo James Vincenzo
Capone. Sono il fratello maggiore di Ralph, l'imputato. E anche di
Alfonso, più noto come Al Capone.
L'aula
esplode, i giornalisti scattano in piedi, il giudice batte il
martello tre volte: uno dei più noti agenti del west, flagello di
contrabbandieri e assassini a cavallo è un Capone! Suo fratello è
Scarface, il terrore di Chicago!
In
quegli anni il ricordo di Al Capone è ancora vivissimo. Il boss
dell'impero criminale che negli anni Venti ha messo a ferro e fuoco
Chicago, incastrato nel 1931 solo grazie all'accusa di evasione
fiscale, si è fatto 11 anni di carcere, poi si è ritirato nella sua
villa in Florida dove è morto per un ictus nel 1947.
Richard,
che non ha più rivisto il fratellino più piccolo lasciato a
Brooklyn e ha appreso dai giornali della sua carriera criminale,
conclude la sua testimonianza, si rimette il cappello in testa, esce
senza dire una parola con lo sguardo dritto come la canna della sua
Colt.
Non
gli è bastato fuggire da New York lontano da ogni ombra mafiosa, in
cerca di un destino diverso da quello che aspettava i suoi fratelli.
Non gli è bastato cancellare il suo nome e fabbricarsi una vita da
eroe del west. Il passato lo ha ritrovato.
Il
giorno dopo la sua storia è su tutti i giornali. Il pistolero
ammirato dalla brava gente del west, il famoso “Two-gun Hart” è
il fratello di Scarface. Neanche un anno dopo morirà d'infarto a
Homer, Nebraska, la città dove aveva scelto di vivere. Riposa nel
cimitero locale. Il nome sulla lapide è Richard J. Hart.